Visto che i pittori italiani Orientalisti (dell’Ottocento) sono tanti, non posso fare a meno di stilarne una sorta di lista, anche se tale operazione non mi piace e potrà risultare antipatica a molti:
Dovendo pur cominciare da una parte, perché non farlo da coloro nati nella città eterna? Nazzareno Cipriani (Roma, 1843 – 1923) è uno di questi. Benché siano spesso ricordate le sue opere dedicate a Venezia, egli fu un vero artista romano, proponedo addirittura delle lezioni di pittura nel suo studio privato di via Margutta 48.
Non si può redarre una lista che si rispetti tralasciando Giuseppe Signorini (Roma, 1857 – 1932), cui si devono diverse opere sul Marocco.
Un altro romano “verace”, nonostante il nome, è indubbiamente Francesco Coleman (Roma, 23 luglio 1851 – 9 gennaio 1918), che, spesso a Parigi, tuttavia conservava uno studio d’arte in via Margutta 33. Ho di lui un rapporto di vendita che puntualmente riporto qui di seguito:
Quotazione:
Asta “Christie’s” tenutasi a New York nell’aprile 2008.
Autore: Francesco Coleman (italiano 1851 – 1912); titolo: The Rug Seller; tecnica: matita e acquerello su carta; dimensioni: cm. 37,5 x 54; anno: non specificato; prezzo di vendita: 8.500 EUR (8.750 USD); note: non incorniciato ed in buono stato; firma e luogo in basso a sinistra; lotto: 167; esposizione: Christie’s di New York, dal 2 al 3 aprile 2008; provenienza: Galleria Fogliato, Torino.
Questo tema è così esteso che si rischia ogni momento di cambiare solo per il gusto di farlo o di vagare all’infinito, apparentemente senza una precisa meta. Giustappunto, prima di continuare la lunga “sfilza” di pittori (in prevalenza ottocenteschi) italiani che si annoverano tra gli Orientalisti, vorrei inaugurare un nuovo argomento: quello dei quadri cosiddetti “slave market”, cioè quelle opere che hanno come soggetto (assai problematico di questi tempi) la compravendita di giovani donne (sempre raffigurate nude, o semi-svestite), come se fossero equiparate agli altri oggetti venduti nel mercato arabo. Non è una deviazione gratuita, anzi, pure autorevoli artisti come Gérôme, Boulanger o Rosati, si sono cimentati con questa spinosa tematica. Ovviamente tali soggetti venivano portati avanti dai vari artisti anche per assecondare le esigenze del pubblico, soprattutto francese e spagnolo, che pagava volentieri cifre a volte esagerate per possedere uno di quei dipinti. Erano, per così dire, “immagini proibite”, e in quanto tali, ambite, contese ed anche un po’ occultate. Questo alone di mistero riguardo all’Oriente e comunque a tutto ciò che è Esotico, permane anche oggi, per questo mi permetto di sottolinearlo. Nei prodotti dell’Atelier Arabesque si riscontra tutto ciò, ma c’è di più, naturalmente, però lo svelerò pian piano, strada facendo.
Parte finita il 24 ottobre 2017. continua…
Immagini :
Francesco Coleman – “Un Arabo con il suo cavallo guardano il mare”, c. 1883, acquarello su carta, collezione privata.
Otto Pilny – “The Slave Market”, 1910, olio su tela, collezione privata.
Adrien-Henri Tanoux – “Namouna”, olio su tela, 1887, collezione privata.
William Allan – “Il Mercato delle Schiave a Costantinopoli”, 1838, olio su tela, National Gallery of Scotland, Regno Unito.
photo editor : Laura Li