arte

L’Orientalismo : sesta parte

Francesco Coleman - Un Arabo e il suo cavallo guardano il mare acquerello c. 1883 The Knol Collection

Visto che i pittori italiani Orientalisti (dell’Ottocento) sono tanti, non posso fare a meno di stilarne una sorta di lista, anche se tale operazione non mi piace e potrà risultare antipatica a molti:

Dovendo pur cominciare da una parte, perché non farlo da coloro nati nella città eterna? Nazzareno Cipriani (Roma, 1843 – 1923) è uno di questi. Benché siano spesso ricordate le sue opere dedicate a Venezia, egli fu un vero artista romano, proponedo addirittura delle lezioni di pittura nel suo studio privato di via Margutta 48.

Non si può redarre una lista che si rispetti tralasciando Giuseppe Signorini (Roma, 1857 – 1932), cui si devono diverse opere sul Marocco.

Un altro romano “verace”, nonostante il nome, è indubbiamente Francesco Coleman (Roma, 23 luglio 1851 – 9 gennaio 1918), che, spesso a Parigi, tuttavia conservava uno studio d’arte in via Margutta 33. Ho di lui un rapporto di vendita che puntualmente riporto qui di seguito:

Quotazione:

Asta “Christie’s” tenutasi a New York nell’aprile 2008.

Autore: Francesco Coleman (italiano 1851 – 1912); titolo: The Rug Seller; tecnica: matita e acquerello su carta; dimensioni: cm. 37,5 x 54; anno: non specificato; prezzo di vendita: 8.500 EUR (8.750 USD); note: non incorniciato ed in buono stato; firma e luogo in basso a sinistra; lotto: 167; esposizione: Christie’s di New York, dal 2 al 3 aprile 2008; provenienza: Galleria Fogliato, Torino.

 

Otto Pilny Orientalist Oil on Canvas The Slave Market, 1910

Questo tema è così esteso che si rischia ogni momento di cambiare solo per il gusto di farlo o di vagare all’infinito, apparentemente senza una precisa meta. Giustappunto, prima di continuare la lunga “sfilza” di pittori (in prevalenza ottocenteschi) italiani che si annoverano tra gli Orientalisti, vorrei inaugurare un nuovo argomento: quello dei quadri cosiddetti “slave market”, cioè quelle opere che hanno come soggetto (assai problematico di questi tempi) la compravendita di giovani donne (sempre raffigurate nude, o semi-svestite), come se fossero equiparate agli altri oggetti venduti nel mercato arabo. Non è una deviazione gratuita, anzi, pure autorevoli artisti come Gérôme, Boulanger o Rosati, si sono cimentati con questa spinosa tematica. Ovviamente tali soggetti venivano portati avanti dai vari artisti anche per assecondare le esigenze del pubblico, soprattutto francese e spagnolo, che pagava volentieri cifre a volte esagerate per possedere uno di quei dipinti. Erano, per così dire, “immagini proibite”, e in quanto tali, ambite, contese ed anche un po’ occultate. Questo alone di mistero riguardo all’Oriente e comunque a tutto ciò che è Esotico, permane anche oggi, per questo mi permetto di sottolinearlo. Nei prodotti dell’Atelier Arabesque si riscontra tutto ciò, ma c’è di più, naturalmente, però lo svelerò pian piano, strada facendo.

Adrien-Henri Tanoux - Namouna, 1887

William Allan Il Mercato delle Schiave a Costantinopoli, 1838 National Gallery of Scotland

Parte finita il 24 ottobre 2017. continua…

Immagini :

Francesco Coleman – “Un Arabo con il suo cavallo guardano il mare”, c. 1883, acquarello su carta, collezione privata.

Otto Pilny –  “The Slave Market”, 1910, olio su tela, collezione privata.

Adrien-Henri Tanoux – “Namouna”, olio su tela, 1887, collezione privata.

William Allan –  “Il Mercato delle Schiave a Costantinopoli”, 1838, olio su tela, National Gallery of Scotland, Regno Unito.

 

photo editor : Laura Li

arte

L’Orientalismo : quinta parte

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Archiviato finalmente il doveroso intervento sul libro “Orientalism” (edizioni Pantheon, U.S.A. 1978) di Edward Said, possiamo tranquillamente proseguire con degli artisti italiani ottocenteschi (sono tanti) che si sono lasciati “catturare” da suggestioni esotiche.
Cominciamo con Cesare Biseo (Roma, 18 aprile 1843 – Roma, 26 gennaio 1909). Nel 1879 si recò in Marocco, assieme all’amico Ussi, come membro di una missione diplomatica italiana; vi tornò anche in seguito con Edmondo De Amicis, dal quale ebbe l’incarico d’illustrare i suoi scritti.
Di lui possiedo pure una quotazione, che riporto qui di seguito (si tratta di un’opera molto piccola, spero sia utile):
Asta “Dorotheum” tenutasi a Vienna nell’aprile 2016.
Autore: Cesare Biseo; titolo: Danzatore orientale; tecnica: olio su tavola; dimensioni: cm. 25 x 35; anno: 1876; prezzo di vendita: 6.875 EUR (8100 USD); note: incorniciato ed in buono stato; firma, data e dedica in basso a sinistra; lotto: 1251; esposizione: Palais Dorotheum Vien, dal 09 al 21 aprile 2016; esperto: Gautier Gendebien.
Certamente uno dei maggiori frequentatori dei Paesi arabi fu Stefano Ussi (Firenze, 2 settembre 1822 – Firenze, 11 luglio 1901). Nel 1869 era in Egitto (allora inglese), per l’apertura del Canale di Suez, poi andò sovente in Marocco (per “loro” era uno scherzo arrivare a Tangeri), una delle quali nel 1875 (lo abbiamo già visto) con il collega Biseo, in seguito collaborerà anch’egli alle illustrazioni del libro “Marocco” (1879) di E. De Amicis. Per avere un quadro completo della grande passione che Ussi ebbe per l’Oriente (diciamo così per convenzione, in realtà si dovrebbe parlare di “medioriente”), si potrebbero aggiungere alle sue mete favorite anche l’Algeria e la Turchia, non lo faremo solo per esigenza di spazio!

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Cesare Biseo The Favorites from the Harem in the Park

“Snocciolare” nomi a “raffica” non è nel mio stile, ma gli artisti italiani Orientalisti (dell’Ottocento) sono davvero in gran numero e se non faccio così rischio di scordarmene parecchi.

Cominciamo col più considerato da tutti, Mariano Fortuny, nato spagnolo d.o.c. (Marià Fortuny y Madrazo, Granada, 11 maggio 1871 – Venezia 3 maggio 1949), visse lunghi periodi a Roma (pittore e stilista naturalizzato italiano), dove è pure sepolto (al Cimitero Monumentale del Verano), malgrado sia spirato a Venezia, nel suo palazzo (allora Pesaro Orfei), che una diecina d’anni dopo la sua morte, la vedova, Henriette Negrin, donò alla città veneta e che oggi ospita il Museo Fortuny.

Quotazione (tratto da internet):

Mariano Fortuny. Interior con figuras, 1871. Salida y remate: 70.000 euros, EN BALCLIS.

Tutt’altro che trascurabile la presenza dei pittori Orientalisti Alberto Pasini (Busseto, 3 settembre 1826 – Cavoretto 15 dicembre 1899), che lavorava per il celebre mercante Goupil, e Roberto Guastalla (Parma, 15 agosto 1855 – Viarolo, 3 settembre 1912), pittore e viaggiatore sì, ma anche (cosa piuttosto rara a quei tempi) fotografo!

Quotazione:

Asta “Dorotheum” tenutasi a Vienna nel giugno 2014.

Autore: Alberto Pasini; titolo: Studio vicino Fontainebleau; tecnica: olio su tavola; dimensioni: cm. 25,5 x 35,5; anno: non specificato; prezzo di vendita: 3.250 EUR (3850 USD); note: incorniciato ed in buono stato; firma, data in basso a destra; lotto: 25; esposizione: Palais Dorotheum di Vienna dall’ 11 al 19 giugnoa 2014; provenienza: Galleria Fogliato, Torino; esperto: Gautier Gendebien.

Mariano Fortuny - El vendedor de tapices - 1870

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Parte finita il 22 ottobre 2017. continua…

Immagini :

Stefano Ussi – “Beduini a cammello”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Cesare Biseo – “Giovane Marocchina”, 1881, olio su tela, collezione privata.

Cesare Biseo – “Le Favorite dell’Harem a passeggio nel Parco”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Mariano Fortuny – “Il Venditore di Tappeti”, 1870, olio su tela, collezione privata.

Mariano Fortuny – “Fantasia Araba”, 1867, olio su tela, collezione privata.

Roberto Guastalla – “Un angolo dello Studio”, c. 1886, collezione privata.

Alberto Pasini – “Via Al-Khudayri al Cairo”, 1861, collezione privata.

 

photo editor : Laura Li

Letteratura

L’Orientalismo : parte quarta

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Forse è la crisi del settimo intervento, non so, ma ho l’impulso irrefrenabile, prima di continuare con gli Orientalisti italiani, di dedicare tutto a lui, Edward Said. Già, ma chi è costui? Sono in pochi a conoscerlo. Eppure, secondo il suo saggio “Orientalism” del 1978, dovrebbe essere addirittura l’ideatore del suddetto termine, a noi così caro. Vuoi vedere che abbiamo “scovato” un precursore illuminato e non lo sapevamo?

Andiamo con ordine, per prima cosa i dati anagrafici. Parliamo di Edward (Wadie) Said, in arabo: إدوارد وديع سعيد‎, Īdwārd Wadīʿ Saʿīd, (Gerusalemme, 1 novembre 1935 – New York, 25 settembre 2003), uno scrittore palestinese naturalizzato americano, anche docente di Letteratura Inglese alla Columbia University. Nella presentazione del suo libro si legge: «… Il termine orientalismo è stato coniato da Said alla fine degli anni ’70 e indica l’approccio occidentale nei confronti dell’Oriente». Già suona molto “politicizzato”, e magari non lo è. Siamo ormai tristemente abituati a un “terrorismo globale” in cui anche la semplice vignetta di un fumetto, se tendenziosa e male interpretata, può scatenare vendette e rancori antichi che spesso noi (occidentali) non sappiamo comprendere. Ma tutto questo a noi non interessa, né ne discutiamo, per il testo integrale di “Orientalism” (anche tradotto in italiano) rimandiamo il lettore alla versione originale dello stesso Said. Certo dobbiamo in qualche modo “trattare” l’immagine, non siamo “iconoclasti”, ma garbatamente e soprattutto cercheremo di essere imparziali, se è possibile. In pratica Edward Said, aspramente criticato dal filosofo siriano Saddiq Jalal Al-Azm, sosterrebbe una tesi iperbolica secondo cui l’Orientalismo asiatico sarebbe in contrapposizione con quello europeo e statunitense, vista la mistificazione operata dai Paesi occidentali nella loro politica colonialista.

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Parte finita il 19 ottobre 2017. continua…

Immagini:

Anonimo – “L’Accoglienza dell’Ambasciatore Veneziano a Damasco”, XIV secolo, olio su tela, Museo del Louvre, Parigi.

 

photo editor : Laura Li

arte

L’Orientalismo : parte terza

François-Léon Benouville Esther (ou Odalisque), 1844 ”

Togliendo quelle opere che non sono (ancora) conservate nei musei, ogniqualvolta avrò notizia di una vendita, lo comunicherò, sia essa effettuata in asta o tra privati, così fornirò un’informazione utile per capire con maggior precisione il valore odierno che viene dato nel mondo ai fantomatici Orientalisti. Visto che in alcuni casi si tratta di parecchie centinaia di migliaia di dollari, credo che questa curiosità (non solo mia) sia sincera e legittima. Continuo volentieri con un “pilastro” dell’Orientalismo e non solo, lo avevo già trattato in un intervento precedente, ma nel suo caso varrà la pena di indugiare un poco, ovviamente sto parlando di Jean-Léon Gérôme (Vesoul, 11 maggio 1824 – Parigi, 28 gennaio 1904), il celeberrimo pittore (anche scultore) francese. Nel 1854, attratto dal mondo arabo, cominciò a viaggiare in Medioriente, specie in Turchia ed Egitto, cosa che si rifletté non poco nella sua pittura, che rimase, come quella di tanti altri, prima e dopo di lui, sostanzialmente “classica”, almeno allo sguardo contemporaneo. Ciò che più colpisce di un certo periodo (verso il 1857) di Gérôme è quella resa diafana e assolutamente moderna (naturalmente incompresa ai suoi tempi), che posseggono alcune sue tele come ”Le reclute egiziane attraversano il deserto”, 1857 (1857), molto apprezzato (anche criticato, specie da Edmond About) dal pubblico al Salon di quell’anno.

Jean-Leon_Gerome - Le reclute egiziane attraversano il deserto, 1857

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Con Charles-Zacharie Landelle avremo finalmente esaurito i “cardini” della “corrente” pittorica (tale mi risulta) dei cosiddetti Orientalisti, li chiamo così per convenzione, poiché ufficialmente (sarebbe meglio dire: a quanto pare) non esistono, almeno fino agli anni Settanta del Novecento, quando un certo Edward Said scrisse un libro (in inglese) dal titolo “Orientalism” in cui cercava di inquadrare il fenomeno, ma questo sarà l’argomento di un prossimo intervento, per adesso basti dire che né io né altri lo abbiamo preso troppo in considerazione.

Oggi c’importa solo di Charles Landelle (Laval 2 giugno 1821 – Chennevières-sur-Marne, 13 dicembre 1908). Nella sua lunga vita (87 anni) produsse più di 2000 quadri, tanto da meritarsi, per antonomasia, l’epiteto (un po’ come “Giotto” in Italia) di “artista francese”, un “Landelle” appunto.

Quotazione:

Sebbene si debba sempre prendere come puramente indicativa la valutazione che viene data ad un tale dipinto, riporterò comunque i suoi dati in mio possesso:

Asta “Sotheby’s” tenutasi a Parigi il 23 ottobre 2014.

Autore: Charles-Zacharie Landelle; titolo: Il Risveglio; tecnica: olio su tela; dimensioni: cm. 94 x 145; anno: 1864; prezzo di vendita: 44.700 EUR; provenienza/e: Salon, Parigi, 1864 (n. 1083) (acquistato probabilmente da Mr de Mangoval), Esposizione Universale 1867 (n. 397); venduto il 12 ottobre 1982, Asta “Sotheby’s (L. 62), New York.

Charles-Zacharie Landelle

Jean-Jules-Antoine Lecomte du Nouÿ (1842-1923) by Catherine La Rose

 

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Parte finita il 17 ottobre 2017. continua…

 

Immagini :

François-Léon Benouville –   “Odalisque” (o Esther, Regina di Persia), 1844, olio su tela, Musée des Beaux-Arts de Pau, Francia.

Jean-Léon Gérôme – “Le reclute egiziane attraversano il deserto”, 1857, olio su tela, collezione privata.

Jean-Léon Gérôme – “Un Caffé al Cairo”,  XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Charles Landelle – “Giovane Donna”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Jean-Jules-Antoine Lecomte du Nouÿ – “La Schiava Bianca” 1888, olio su tela, Musée des Beaux-arts de Nantes, Francia.

Giuseppe Signorini – “Dal Cadi”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Cesare Biseo  – “Baciamano”, 1872, acquerello, collezione privata.

Cesare Biseo  – “Donna Orientale”  XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

 

photo edit : Laura Li

arte

L’Orientalismo : parte seconda

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L’Orientalismo, in senso tecnico, vale a dire come movimento decodificato e consacrato nella storia dell’arte, non esiste, eppure c’è, anzi ogni tanto lo si rivede, ne discutono per esempio all’Atelier Arabesque di Tangeri; tutti lo ammettono, ma nessuno lo certifica. Come mai? Forse paura, forse mancata assunzione di responsabilità da parte di critici e storici negligenti, sta di fatto che questa corrente artistica, i cui effetti sono facilmente riscontrabili, risulta essere sfuggente come un’anguilla, non se ne trova traccia negli oltre suoi due secoli di vita, tutt’al più viene “liquidata” come una branca minore del Romanticismo. Se per “Esotismo” s’intende quella particolare tendenza del pensiero occidentale ad essere attratti da tutto ciò che ci parla di Paesi lontani, ebbene sarebbe più giusto dire che l'”Orientalismo” scaturisce direttamente dall'”Esotismo”, anzi, in un clima di confusione quale siamo (pare), essi possono essere scambiati l’uno per l’altro, sino a considerarli la stessa cosa. In realtà andrebbe fatta quantomeno una distinzione geografica. Ossia, tutto ciò che riguarda il mondo non occidentale, quindi extra europeo, è “esotico”, di contro, tutto ciò che è arabo o mediorientale è “orientalista”.

Detto questo possiamo andare avanti, un po’ “random”, magari, col solito stile cui siamo ormai abituati e a cui siamo affezionati. Sin dall’antichità esisteva il gusto esotico, si pensi ad esempio a personaggi come Caligola, Claudio o Nerone (passato alla storia come il più eccentrico di tutti), o, in tempi più recenti, ad autori come Marco Polo, Shakespeare, Defoe, Stevenson, Salgari, sino ad arrivare ad Hemingway e Welles.

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Stabilite le priorità (sia pur arbitrariamente) siamo in grado di continuare questo folle (?) viaggio, che origina nientedimeno che oltre 200 anni fa. Il “movimento” cui, consapevolmente o meno, Ingres e Delacroix, dettero il via, sarà la nostra bussola, ma si dovrà procedere come un rabdomante, al solito modo, poiché è sempre più imprevedibile questo Orientalismo!

Mai sentito parlare di Jean-Léon Gérôme (Vesoul, 11 maggio 1824 – Parigi, 28 gennaio 1904) o di Frederick Arthur Bridgman (Tuskegee, 10 novembre 1847 – 1928); no? Ebbene sono entrambi pittori orientalisti dell’Ottocento, il primo francese e il secondo stunitense. Volendo quantificare, possiamo dire che un dipinto di Bridgman (“Scene prise au Maroc”, del 1885) è stato “battuto” all’asta (Christie’s, 2008) per 278500 USD!

Non per essere venali, ma quando una tela vale come una casa, allora diventa degna di nota, oltre ogni ragionevole dubbio!

È un vero “Pozzo di San Patrizio” (inesauribile) che dura tutt’oggi con le creazioni dell’Atelier Arabesque di Tangeri, stiamo solo “trattando” due personaggi fra i piú famosi e ci si spalanca dinanzi un mare, allora cosa accadrà quando si accennerà ai tanti artisti considerati minori?  E che dire degli italiani? Di certo non mancano!

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Jean-Léon Gérôme veduta del Cairo

Jean Léon Gérôme - The Harem on the Terrace

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Parte finita il 12 ottobre 2017. continua…

Immagini :

Jean-Léon Gérôme – “L’incantatore di serpenti”, 1870, olio su tela, collezione privata.

Theodoros Rallis – “Donna alla Porta”, c. 1879, olio su tela, collezione privata.

Frederick Arthur Bridgman – “Pomeriggio ad Algeri”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

Jean-Léon Gérôme – “Veduta del Cairo”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

Jean-Léon Gérôme – “La Terrazza dell’Harem”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

Frederick Arthur Bridgman – “Il Venditore di Arance”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

 

photo editor : Laura Li

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L’Orientalismo : parte prima

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Se non sbaglio la scorsa volta avevo parlato della “Confraternita dei Preraffaelliti”, ebbene oggi vorrei dedicare l’intervento all’Orientalismo o all’Esotismo, che dir si voglia. Avevamo già trattato (adesso il plurale è giustificato dal fatto che anche Laura Li, dell’Atelier Arabesque, si è interessata al medesimo argomento la scorsa estate) questa vastissima materia, sia pur marginalmente, quando editammo le “Mille e una notte”, con i suoi vari illustratori. Vista la complessità dell’argomento in questione, direi di “imbrigliarlo” subito in uno schema, giusto per fare un po’ d’ordine:

L’Orientalismo

nasce in Francia ed Inghilterra fra il XVIII e XIX sec.; spedizione in Egitto di Napoleone: 1798.

maggiori esponenti:

Eugène Delacroix, Jean Auguste Dominique Ingres, Jean-Léon Gérôme, Frederick Arthur Bridgman, Charles Landelle, Addison Thomas Millar, Charles Sprague Pearce, Thomas Frederic Mason Sheard, Maurice Bompard. Etienne Dinet.

Orientalisti italiani:        

Cesare Biseo, Edmondo de Amicis, Stefano Ussi, Pompeo Mariani, Alberto Pasini, Nazzareno Cipriani, Francesco Coleman, Antonio Gargiullo, Giulio Rosati, Giuseppe Signorini, Gustavo Simoni, Enrico Tarenghi, Ettore Simonetti, Mariano Fortuny, Lorenzo Cecconi, Camillo Innocenti e Duilio Cambellotti.

Prima di entrare nello specifico dei singoli (e tanti) autori orientalisti che popolano un po’ clandestinamente la storia dell’arte, sarà bene chiarire perché stiamo qui a parlare di loro e come si sono guadagnati la nostra particolare attenzione. Tutto cominciò quando si analizzarono alcuni lavori di Laura Li (Atelier Arabesque, Tangeri); dovendo cercare dei riferimenti stilistici ad arti nel passato, ecco saltare fuori l’aspetto esotico che evocavano quelle immagini. Niente di “costruito” insomma, come già nel caso della “Pop-Art” o dei “Preraffaelliti”, si trattava solo di assonanze artistiche presenti eventualmente nelle opere di un’artista, tutto lì!

Per prima cosa sarà bene rimarcare che non esiste un vera e propria definizione del concetto “Orientalismo”, questo, secondo l’opinione di autorevoli studiosi, sarebbe una corrente di pensiero trasversale, mai nata ufficialmente, ma di cui se ne conoscono i connotati. Essa è sorta in Francia e Inghilterra fra Sette e Ottocento, sulla scia della missione napoleonica in Egitto del 1798 e dell’epoca coloniale. Quest’oggi, quindi, vorrei parlare dei due artisti più rappresentativi del “cosiddetto” Orientalismo, ovvero Jean Auguste-Dominique Ingres (Montauban, 29 agosto 1780 – Parigi, 14 gennaio 1867) e Ferdinand Victor Eugène Delacrix (Charenton Saint-Maurice, 28 aprile 1798 – Parigi, 13 agosto 1863). A dire il vero Ingres mi è sempre interessato poco, ma gli compete un posto nei nostri studi per i suoi due quadri più noti, benché piuttosto “tardi” per lui, cioè ” Il bagno turco” e “La grande odalisca”. Mentre Delacroix, almeno di una generazione più giovane del suo collega “neoclassico”, ha viaggiato molto in Medioriente (1832, in missione diplomatica al seguito del conte De Mornay) ed è da considerarsi il vero padre del genere “esotico” in pittura. Comunque, per quanto faziosi, non vorremmo creare favoritismi e cercheremo di trattare entrambi allo stesso modo. Su Ingres non ho molto da dire, se non che era un eclettico, saltava dai ritratti di personaggi perlopiù borghesi cui riusciva a dare delle fisionomie accomodanti, a soggetti mitologici (scarsamente apprezzati), a quadri celebrativi di Napoleone. Delacroix, invece, ci offre diversi spunti su cui riflettere, specie in chiave orientalista. Primi fra tutti il suo dipinti “Sultano del Marocco” e “Donne di Algeri” (1834). Per esperienza personale, avendo i alcuni anni in quel Paese nordafricano, posso dire che a Tangeri ancora si sente l’eco del celebre pittore francese, e che solo molto tempo dopo, un altro grande artista, Henri Matisse, ha saputo superarlo!

Parte finita il 10 ottobre 2017. continua…

Eugène Delacroix; Delacroix – Il Sultano del Marocco, (1845), Musée des Augustins, Tolosa

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In viaggio da Tangeri a Meknes, Eugene Delacroix, dai tacquini del Marocco, 1832

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Immagini :

Jean-Auguste-Dominique Ingres  – “Odalisca con schiava”, 1839-1840, olio su tela, Harvard Art Museums, Cambridge, Massachusetts, Stati Uniti.

Eugène  Delacroix – “Il Sultano del Marocco”, 1845, olio su tela, Musée des Augustins, Tolosa, Francia.

Eugène  Delacroix – “Donne di Algeri nei loro appartamenti”, 1834, olio su tela, Museo del Louvre, Parigi.

Eugéne Delacroix – “In viaggio da Tangeri a Meknes”, dai taccuini del Marocco, 1832, acquarello su carta. 

Eugéne Delacroix – “In viaggio da Tangeri a Meknes”, dai taccuini del Marocco, 1832, acquarello su carta. 

Eugéne Delacroix – “In viaggio da Tangeri a Meknes”, dai taccuini del Marocco, 1832, acquarello su carta. 

Jean-Auguste-Dominique Ingres  – “La Grande Odalisca”, 1814, olio su tela, Museo del Louvre, Parigi.

 

photo edit : Laura Li

Letteratura

Fatti non foste a viver come bruti

Dato che, come mi è stato detto, questo blog, come ogni altro, sarebbe un pretesto per scrivere una sorta di diario, scriveró cercando di catturare le mie impressioni senza pensare a una precisa destinazione di questi scritti, tanto non c’è mai o quasi, quindi perché preoccuparsene?

Perché il Trecento italiano (si è scelto Giovanni Boccaccio come suo valido rappresentante, ma ve ne sono anche altri) ed i racconti delle Mille e una notte?

I motivi sono molteplici, ma ne diró solo due, per comodità: il primo è molto semplice, a quanto mi risulta mai nessuno aveva dato vita ad un’operazione di tale tipo, e già questa potrebbe essere un’ottima ragione. Il secondo motivo, al di là degli altri, quasi sempre culturali o idealistici, per una volta è squisitamente pratico. Come sanno in molti io e Laura De Luca (in arte Laura Li) abbiamo fondato l’Atelier des Italiens, oltre tre anni fa, quello che oggi si chiama Atelier Arabesque.

Purtroppo, per un infame scherzo del destino, ci siamo dovuti separare. Io sono dovuto tornare in fretta e furia a Roma, mia città natale, per ricoverarmi e curare una brutta malattia che mi perseguita da tempo e di cui tralasceró volutamente di dare ulteriori informazioni; mentre Laura è rimasta a Tangeri. Questo per dire che, pur essendo l’Atelier Arabesque un brand internazionale ormai rispettato e spesso imitato, la sua storia non è priva di problematiche. Avremmo dunque deciso di creare un blog interamente dedicato all’Atelier Arabesque. In cui poter parlare liberamente (tutto l’anno) delle cose che ci appassionano, che sarebbero, detta in poche parole: l’Orientalismo e l’Esotismo, in quanto li poniamo alla base del gusto Vintage che sta promuovendo l’Atelier, col suo stile dal sapore vagamente mediorientale che lo contraddistingue.

Vorrei un attimo parlare del tema iniziale di questo blog, ovvero le novelle scritte da Giovanni Boccaccio (da cui Pier Paolo Pasolini trasse un film del 1974) ed il loro bizzarro e presunto legame con le favole delle Mille e una notte. Chi disse: <…Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza> (Divina Commedia, XXVI Inf.)? Non vi scervellate, è un altro grande del Trecento, Dante Alighieri, che fa pronunciare la famosa frase ad Ulisse, rivolto ai suoi uomini presso le Colonne d’Ercole (stretto tra Spagna e Marocco). Questo non per fare una citazione erudita, ma per cogliere il vero senso di questo dibattito: può la dimensione cosiddetta “libertina” e “gaudente” sopperire ai “mali del mondo”, per giunta quasi per scommessa? Personalmente credo di sì, ma posso sbagliarmi, ovviamente. La cosa importante però non è questa, sia Boccaccio che Dante, pur essendo umanamente molto diversi, sembrano voler dire a noi (le generazioni future): “Abbiamo ribadito che l’umanità pregna di storia d’Occidente merita di continuare ad esistere, almeno finché si è disposti a lottare per essa. Voi cosa fate?”.

Finito il 16 agosto 2017. – continua…

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Immagine :

Dario Iosimi – Ulisse e le Sirene nello stretto. Acquerello e matite su carta, cm. 20 x 40. Roma, Anno 2017.

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Sognando l’Oriente

Arcelik

Si è molto dibattuto sul termine Orientalismo, o, più propriamente, Orientalisme, alla francese, visto che non si può trascurare Parigi ed in sostanza tutta la cultura di questa nazione, per inserire l’Orientalismo nel quadro europeo della seconda metà dell’Ottocento, che avrebbe inesorabilmente, pochi decenni dopo, sprofondato quella generazione nel Primo Conflitto Mondiale.

Come Orientalista viene tuttora catalogato ogni artista le cui opere ricordino in qualche modo il mondo esotico in generale e quello arabo in particolare (in tali casi non sarebbe più consono parlare di Medio Oriente?). Ma ci accorgiamo che l’Orientalisme è stato definito come movimento culturale vero e proprio, solo negli anni Settanta del XX secolo, con un libro (per giunta in Inglese) di un critico oriundo americano.

Ora che l’Orientalismo sta tornando di moda, specie negli emergenti Paesi dell’est europeo, ecco (compreso chi scrive) far rinascere dal nulla (sembrava proprio lettera morta) un vivo, quanto inaspettato interesse per questo genere un po’ dimenticato.

Adeguiamoci dunque, e lasciamoci cullare dalle dolci atmosfere di questa sorta di Vintage Esotico, che magari non corrisponde alla cruda realtà, ma sa come farci viaggiare e, soprattutto in tempi di terrorismo come quelli odierni, sa farci sognare un tempo innocente che sfugge sempre piu.

Finito l’8 agosto 2017. – continua…

 

The Turkish Bath, 1862,

gerome The Dance of the Almeh, 1863

Jean-Joseph Benjamin-Constant, The Pink Flamingo, 1876

The Sultan_s Favorite, no date. Juan Giménez Martín (Spanish 1858-1901),

L'Atelier de Poterie. Tanger, Jean Discart

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Shahrazād racconta le sue storie al principe Shāhriyār, dipinto di Ferdinand Keller 1880

Otto Pilny Slave Market

Jean-Léon Gérôme - Une piscine dans le harem. ca. 1876

Francesco Paolo Michetti (1851-1929) Odalisque Oil on canvas, 1873

Edouard Frederic Wilhelm Richter - Scheherazade 1913

Gaston Bussiere - La danse de Salome ou les papillon d'or

Gaston Bussiere - Oriental Beauty

Immagini :

Anonimo (Scuola Francese) –  Olio su tela, prima metà del 18mo secolo.

Jean-Auguste-Dominique Ingres – Il Bagno Turco. Olio su tela, anno 1862. Museo del Louvre, Parigi.

Jean-Léon Gérôme – La Danza dell’ Almeh. Olio su pannello, anno 1863. The Dayton Art Institute, Ohio, Stati Uniti.

Jean-Joseph Benjamin-Constant –  Le Flamant Rose. Olio su tela, anno 1876. Musée des Beaux-Arts, Montréal, Canada.

Juan Giménez Martín – La Favorita del Sultano. Olio su tela, data sconosciuta. Collezione privata.

Jean Discart – Il Laboratorio di ceramica,  Tangeri. Olio su tela, data sconosciuta. Collezione privata.

Jean-Joseph Benjamin-Constant – Languore pomeridiano. Olio su tela, data sconosciuta. Collezione privata.

Ferdinad Keller – Scheherazade e il  Sultano Schariar. Olio su tela, anno 1880. Collezione privata.

Otto Pilny – Danza dei Sette Veli. Olio su tela, anno 1913. Collezione privata.

Jean-Léon Gérôme –  Una piscina nell’Harem. Olio su tela,  anno 1876. Museo dell’ Ermitage, San Pietroburgo, Russia.

Francesco Paolo Michetti –  Odalisca. Olio su tela, anno 1873. Collezione privata.

Edouard Frederic Wilhelm Richter – Scheherazade. Olio su tela, anno 1913. Collezione privata.

Gaston Bussière -La Danza di Salome o Le Farfalle d’Oro. Olio su tela, c. 1923. Collezione privata.

Gaston Bussière – Bellezza orientale. Olio su tela, c. 1920. Collezione privata.

 

photo editor : Laura Li

arte

Uno sguardo dal passato

Ci eravamo appena lasciati con l’immagine che Andrea Del Castagno, mediante un suo ritratto in pittura, ci ha gentilmente tramandato del buon Boccaccio, che è già pronto un altro a rimpiazzarlo, se mai possibile, in quest’incalzante blog estivo.

Di lui ci siamo occupati tempo fa; si tratta di un pittore francese dell’Ottocento di nome Théodore Chassériau (1819 – 1856); cos’ha di così speciale? Nulla, a parte il fatto che la sua vita, da quel che si può vedere nelle note biografiche, fu assai breve. Però ci sono almeno altri due validi motivi che gli riservano, a buon diritto, un posto accanto ad illustri personaggi, molto più famosi di lui. Uno è di possedere un ritratto, che in questo caso si è fatto da sé, ma che non sempre è eseguito dal soggetto stesso (anche se si parla di pittori). L’altra ragione è che il Chassériau si occupò di Sherazade, eroina di Le Mille e una Notte, a noi particolarmente cara ed immortalata dall’artista in un celebre quadro. Basta davvero poco per entrare a far parte di un’élite dalle qualifiche altisonanti come questa, diranno i più maliziosi, al che debbo alzare le braccia ed ammettere che sì, ce ne sono tanti altri, cosiddetti Orientalisti, ed io ho scelto lui in modo del tutto arbitrario e casuale, solo perché mi piaceva (proprio una gran vergogna). A parte questo è pur vero che esistono innumerevoli artisti, spesso bravi ma sconosciuti, che potrebbero tranquillamente essere annoverati fra gli Orientalisti (specie nell’Ottocento francese, altro tema da dibattere in futuro).

Finito il 7 agosto 2017. – continua

 

Chasseriau-Redingote

Immagine :

Théodore Chassériau – Autoritratto a 16 anni, olio su tela, anno 1835 – Museo del Louvre, Parigi