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L’Orientalismo : sesta parte

Francesco Coleman - Un Arabo e il suo cavallo guardano il mare acquerello c. 1883 The Knol Collection

Visto che i pittori italiani Orientalisti (dell’Ottocento) sono tanti, non posso fare a meno di stilarne una sorta di lista, anche se tale operazione non mi piace e potrà risultare antipatica a molti:

Dovendo pur cominciare da una parte, perché non farlo da coloro nati nella città eterna? Nazzareno Cipriani (Roma, 1843 – 1923) è uno di questi. Benché siano spesso ricordate le sue opere dedicate a Venezia, egli fu un vero artista romano, proponedo addirittura delle lezioni di pittura nel suo studio privato di via Margutta 48.

Non si può redarre una lista che si rispetti tralasciando Giuseppe Signorini (Roma, 1857 – 1932), cui si devono diverse opere sul Marocco.

Un altro romano “verace”, nonostante il nome, è indubbiamente Francesco Coleman (Roma, 23 luglio 1851 – 9 gennaio 1918), che, spesso a Parigi, tuttavia conservava uno studio d’arte in via Margutta 33. Ho di lui un rapporto di vendita che puntualmente riporto qui di seguito:

Quotazione:

Asta “Christie’s” tenutasi a New York nell’aprile 2008.

Autore: Francesco Coleman (italiano 1851 – 1912); titolo: The Rug Seller; tecnica: matita e acquerello su carta; dimensioni: cm. 37,5 x 54; anno: non specificato; prezzo di vendita: 8.500 EUR (8.750 USD); note: non incorniciato ed in buono stato; firma e luogo in basso a sinistra; lotto: 167; esposizione: Christie’s di New York, dal 2 al 3 aprile 2008; provenienza: Galleria Fogliato, Torino.

 

Otto Pilny Orientalist Oil on Canvas The Slave Market, 1910

Questo tema è così esteso che si rischia ogni momento di cambiare solo per il gusto di farlo o di vagare all’infinito, apparentemente senza una precisa meta. Giustappunto, prima di continuare la lunga “sfilza” di pittori (in prevalenza ottocenteschi) italiani che si annoverano tra gli Orientalisti, vorrei inaugurare un nuovo argomento: quello dei quadri cosiddetti “slave market”, cioè quelle opere che hanno come soggetto (assai problematico di questi tempi) la compravendita di giovani donne (sempre raffigurate nude, o semi-svestite), come se fossero equiparate agli altri oggetti venduti nel mercato arabo. Non è una deviazione gratuita, anzi, pure autorevoli artisti come Gérôme, Boulanger o Rosati, si sono cimentati con questa spinosa tematica. Ovviamente tali soggetti venivano portati avanti dai vari artisti anche per assecondare le esigenze del pubblico, soprattutto francese e spagnolo, che pagava volentieri cifre a volte esagerate per possedere uno di quei dipinti. Erano, per così dire, “immagini proibite”, e in quanto tali, ambite, contese ed anche un po’ occultate. Questo alone di mistero riguardo all’Oriente e comunque a tutto ciò che è Esotico, permane anche oggi, per questo mi permetto di sottolinearlo. Nei prodotti dell’Atelier Arabesque si riscontra tutto ciò, ma c’è di più, naturalmente, però lo svelerò pian piano, strada facendo.

Adrien-Henri Tanoux - Namouna, 1887

William Allan Il Mercato delle Schiave a Costantinopoli, 1838 National Gallery of Scotland

Parte finita il 24 ottobre 2017. continua…

Immagini :

Francesco Coleman – “Un Arabo con il suo cavallo guardano il mare”, c. 1883, acquarello su carta, collezione privata.

Otto Pilny –  “The Slave Market”, 1910, olio su tela, collezione privata.

Adrien-Henri Tanoux – “Namouna”, olio su tela, 1887, collezione privata.

William Allan –  “Il Mercato delle Schiave a Costantinopoli”, 1838, olio su tela, National Gallery of Scotland, Regno Unito.

 

photo editor : Laura Li

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L’Orientalismo : quinta parte

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Archiviato finalmente il doveroso intervento sul libro “Orientalism” (edizioni Pantheon, U.S.A. 1978) di Edward Said, possiamo tranquillamente proseguire con degli artisti italiani ottocenteschi (sono tanti) che si sono lasciati “catturare” da suggestioni esotiche.
Cominciamo con Cesare Biseo (Roma, 18 aprile 1843 – Roma, 26 gennaio 1909). Nel 1879 si recò in Marocco, assieme all’amico Ussi, come membro di una missione diplomatica italiana; vi tornò anche in seguito con Edmondo De Amicis, dal quale ebbe l’incarico d’illustrare i suoi scritti.
Di lui possiedo pure una quotazione, che riporto qui di seguito (si tratta di un’opera molto piccola, spero sia utile):
Asta “Dorotheum” tenutasi a Vienna nell’aprile 2016.
Autore: Cesare Biseo; titolo: Danzatore orientale; tecnica: olio su tavola; dimensioni: cm. 25 x 35; anno: 1876; prezzo di vendita: 6.875 EUR (8100 USD); note: incorniciato ed in buono stato; firma, data e dedica in basso a sinistra; lotto: 1251; esposizione: Palais Dorotheum Vien, dal 09 al 21 aprile 2016; esperto: Gautier Gendebien.
Certamente uno dei maggiori frequentatori dei Paesi arabi fu Stefano Ussi (Firenze, 2 settembre 1822 – Firenze, 11 luglio 1901). Nel 1869 era in Egitto (allora inglese), per l’apertura del Canale di Suez, poi andò sovente in Marocco (per “loro” era uno scherzo arrivare a Tangeri), una delle quali nel 1875 (lo abbiamo già visto) con il collega Biseo, in seguito collaborerà anch’egli alle illustrazioni del libro “Marocco” (1879) di E. De Amicis. Per avere un quadro completo della grande passione che Ussi ebbe per l’Oriente (diciamo così per convenzione, in realtà si dovrebbe parlare di “medioriente”), si potrebbero aggiungere alle sue mete favorite anche l’Algeria e la Turchia, non lo faremo solo per esigenza di spazio!

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Cesare Biseo The Favorites from the Harem in the Park

“Snocciolare” nomi a “raffica” non è nel mio stile, ma gli artisti italiani Orientalisti (dell’Ottocento) sono davvero in gran numero e se non faccio così rischio di scordarmene parecchi.

Cominciamo col più considerato da tutti, Mariano Fortuny, nato spagnolo d.o.c. (Marià Fortuny y Madrazo, Granada, 11 maggio 1871 – Venezia 3 maggio 1949), visse lunghi periodi a Roma (pittore e stilista naturalizzato italiano), dove è pure sepolto (al Cimitero Monumentale del Verano), malgrado sia spirato a Venezia, nel suo palazzo (allora Pesaro Orfei), che una diecina d’anni dopo la sua morte, la vedova, Henriette Negrin, donò alla città veneta e che oggi ospita il Museo Fortuny.

Quotazione (tratto da internet):

Mariano Fortuny. Interior con figuras, 1871. Salida y remate: 70.000 euros, EN BALCLIS.

Tutt’altro che trascurabile la presenza dei pittori Orientalisti Alberto Pasini (Busseto, 3 settembre 1826 – Cavoretto 15 dicembre 1899), che lavorava per il celebre mercante Goupil, e Roberto Guastalla (Parma, 15 agosto 1855 – Viarolo, 3 settembre 1912), pittore e viaggiatore sì, ma anche (cosa piuttosto rara a quei tempi) fotografo!

Quotazione:

Asta “Dorotheum” tenutasi a Vienna nel giugno 2014.

Autore: Alberto Pasini; titolo: Studio vicino Fontainebleau; tecnica: olio su tavola; dimensioni: cm. 25,5 x 35,5; anno: non specificato; prezzo di vendita: 3.250 EUR (3850 USD); note: incorniciato ed in buono stato; firma, data in basso a destra; lotto: 25; esposizione: Palais Dorotheum di Vienna dall’ 11 al 19 giugnoa 2014; provenienza: Galleria Fogliato, Torino; esperto: Gautier Gendebien.

Mariano Fortuny - El vendedor de tapices - 1870

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Parte finita il 22 ottobre 2017. continua…

Immagini :

Stefano Ussi – “Beduini a cammello”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Cesare Biseo – “Giovane Marocchina”, 1881, olio su tela, collezione privata.

Cesare Biseo – “Le Favorite dell’Harem a passeggio nel Parco”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Mariano Fortuny – “Il Venditore di Tappeti”, 1870, olio su tela, collezione privata.

Mariano Fortuny – “Fantasia Araba”, 1867, olio su tela, collezione privata.

Roberto Guastalla – “Un angolo dello Studio”, c. 1886, collezione privata.

Alberto Pasini – “Via Al-Khudayri al Cairo”, 1861, collezione privata.

 

photo editor : Laura Li

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L’Orientalismo : parte terza

François-Léon Benouville Esther (ou Odalisque), 1844 ”

Togliendo quelle opere che non sono (ancora) conservate nei musei, ogniqualvolta avrò notizia di una vendita, lo comunicherò, sia essa effettuata in asta o tra privati, così fornirò un’informazione utile per capire con maggior precisione il valore odierno che viene dato nel mondo ai fantomatici Orientalisti. Visto che in alcuni casi si tratta di parecchie centinaia di migliaia di dollari, credo che questa curiosità (non solo mia) sia sincera e legittima. Continuo volentieri con un “pilastro” dell’Orientalismo e non solo, lo avevo già trattato in un intervento precedente, ma nel suo caso varrà la pena di indugiare un poco, ovviamente sto parlando di Jean-Léon Gérôme (Vesoul, 11 maggio 1824 – Parigi, 28 gennaio 1904), il celeberrimo pittore (anche scultore) francese. Nel 1854, attratto dal mondo arabo, cominciò a viaggiare in Medioriente, specie in Turchia ed Egitto, cosa che si rifletté non poco nella sua pittura, che rimase, come quella di tanti altri, prima e dopo di lui, sostanzialmente “classica”, almeno allo sguardo contemporaneo. Ciò che più colpisce di un certo periodo (verso il 1857) di Gérôme è quella resa diafana e assolutamente moderna (naturalmente incompresa ai suoi tempi), che posseggono alcune sue tele come ”Le reclute egiziane attraversano il deserto”, 1857 (1857), molto apprezzato (anche criticato, specie da Edmond About) dal pubblico al Salon di quell’anno.

Jean-Leon_Gerome - Le reclute egiziane attraversano il deserto, 1857

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Con Charles-Zacharie Landelle avremo finalmente esaurito i “cardini” della “corrente” pittorica (tale mi risulta) dei cosiddetti Orientalisti, li chiamo così per convenzione, poiché ufficialmente (sarebbe meglio dire: a quanto pare) non esistono, almeno fino agli anni Settanta del Novecento, quando un certo Edward Said scrisse un libro (in inglese) dal titolo “Orientalism” in cui cercava di inquadrare il fenomeno, ma questo sarà l’argomento di un prossimo intervento, per adesso basti dire che né io né altri lo abbiamo preso troppo in considerazione.

Oggi c’importa solo di Charles Landelle (Laval 2 giugno 1821 – Chennevières-sur-Marne, 13 dicembre 1908). Nella sua lunga vita (87 anni) produsse più di 2000 quadri, tanto da meritarsi, per antonomasia, l’epiteto (un po’ come “Giotto” in Italia) di “artista francese”, un “Landelle” appunto.

Quotazione:

Sebbene si debba sempre prendere come puramente indicativa la valutazione che viene data ad un tale dipinto, riporterò comunque i suoi dati in mio possesso:

Asta “Sotheby’s” tenutasi a Parigi il 23 ottobre 2014.

Autore: Charles-Zacharie Landelle; titolo: Il Risveglio; tecnica: olio su tela; dimensioni: cm. 94 x 145; anno: 1864; prezzo di vendita: 44.700 EUR; provenienza/e: Salon, Parigi, 1864 (n. 1083) (acquistato probabilmente da Mr de Mangoval), Esposizione Universale 1867 (n. 397); venduto il 12 ottobre 1982, Asta “Sotheby’s (L. 62), New York.

Charles-Zacharie Landelle

Jean-Jules-Antoine Lecomte du Nouÿ (1842-1923) by Catherine La Rose

 

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Parte finita il 17 ottobre 2017. continua…

 

Immagini :

François-Léon Benouville –   “Odalisque” (o Esther, Regina di Persia), 1844, olio su tela, Musée des Beaux-Arts de Pau, Francia.

Jean-Léon Gérôme – “Le reclute egiziane attraversano il deserto”, 1857, olio su tela, collezione privata.

Jean-Léon Gérôme – “Un Caffé al Cairo”,  XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Charles Landelle – “Giovane Donna”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Jean-Jules-Antoine Lecomte du Nouÿ – “La Schiava Bianca” 1888, olio su tela, Musée des Beaux-arts de Nantes, Francia.

Giuseppe Signorini – “Dal Cadi”, XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

Cesare Biseo  – “Baciamano”, 1872, acquerello, collezione privata.

Cesare Biseo  – “Donna Orientale”  XIX secolo, olio su tela, collezione privata.

 

photo edit : Laura Li

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L’Orientalismo : parte seconda

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L’Orientalismo, in senso tecnico, vale a dire come movimento decodificato e consacrato nella storia dell’arte, non esiste, eppure c’è, anzi ogni tanto lo si rivede, ne discutono per esempio all’Atelier Arabesque di Tangeri; tutti lo ammettono, ma nessuno lo certifica. Come mai? Forse paura, forse mancata assunzione di responsabilità da parte di critici e storici negligenti, sta di fatto che questa corrente artistica, i cui effetti sono facilmente riscontrabili, risulta essere sfuggente come un’anguilla, non se ne trova traccia negli oltre suoi due secoli di vita, tutt’al più viene “liquidata” come una branca minore del Romanticismo. Se per “Esotismo” s’intende quella particolare tendenza del pensiero occidentale ad essere attratti da tutto ciò che ci parla di Paesi lontani, ebbene sarebbe più giusto dire che l'”Orientalismo” scaturisce direttamente dall'”Esotismo”, anzi, in un clima di confusione quale siamo (pare), essi possono essere scambiati l’uno per l’altro, sino a considerarli la stessa cosa. In realtà andrebbe fatta quantomeno una distinzione geografica. Ossia, tutto ciò che riguarda il mondo non occidentale, quindi extra europeo, è “esotico”, di contro, tutto ciò che è arabo o mediorientale è “orientalista”.

Detto questo possiamo andare avanti, un po’ “random”, magari, col solito stile cui siamo ormai abituati e a cui siamo affezionati. Sin dall’antichità esisteva il gusto esotico, si pensi ad esempio a personaggi come Caligola, Claudio o Nerone (passato alla storia come il più eccentrico di tutti), o, in tempi più recenti, ad autori come Marco Polo, Shakespeare, Defoe, Stevenson, Salgari, sino ad arrivare ad Hemingway e Welles.

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Stabilite le priorità (sia pur arbitrariamente) siamo in grado di continuare questo folle (?) viaggio, che origina nientedimeno che oltre 200 anni fa. Il “movimento” cui, consapevolmente o meno, Ingres e Delacroix, dettero il via, sarà la nostra bussola, ma si dovrà procedere come un rabdomante, al solito modo, poiché è sempre più imprevedibile questo Orientalismo!

Mai sentito parlare di Jean-Léon Gérôme (Vesoul, 11 maggio 1824 – Parigi, 28 gennaio 1904) o di Frederick Arthur Bridgman (Tuskegee, 10 novembre 1847 – 1928); no? Ebbene sono entrambi pittori orientalisti dell’Ottocento, il primo francese e il secondo stunitense. Volendo quantificare, possiamo dire che un dipinto di Bridgman (“Scene prise au Maroc”, del 1885) è stato “battuto” all’asta (Christie’s, 2008) per 278500 USD!

Non per essere venali, ma quando una tela vale come una casa, allora diventa degna di nota, oltre ogni ragionevole dubbio!

È un vero “Pozzo di San Patrizio” (inesauribile) che dura tutt’oggi con le creazioni dell’Atelier Arabesque di Tangeri, stiamo solo “trattando” due personaggi fra i piú famosi e ci si spalanca dinanzi un mare, allora cosa accadrà quando si accennerà ai tanti artisti considerati minori?  E che dire degli italiani? Di certo non mancano!

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Jean-Léon Gérôme veduta del Cairo

Jean Léon Gérôme - The Harem on the Terrace

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Parte finita il 12 ottobre 2017. continua…

Immagini :

Jean-Léon Gérôme – “L’incantatore di serpenti”, 1870, olio su tela, collezione privata.

Theodoros Rallis – “Donna alla Porta”, c. 1879, olio su tela, collezione privata.

Frederick Arthur Bridgman – “Pomeriggio ad Algeri”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

Jean-Léon Gérôme – “Veduta del Cairo”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

Jean-Léon Gérôme – “La Terrazza dell’Harem”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

Frederick Arthur Bridgman – “Il Venditore di Arance”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.

 

photo editor : Laura Li

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L’Orientalismo : parte prima

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Se non sbaglio la scorsa volta avevo parlato della “Confraternita dei Preraffaelliti”, ebbene oggi vorrei dedicare l’intervento all’Orientalismo o all’Esotismo, che dir si voglia. Avevamo già trattato (adesso il plurale è giustificato dal fatto che anche Laura Li, dell’Atelier Arabesque, si è interessata al medesimo argomento la scorsa estate) questa vastissima materia, sia pur marginalmente, quando editammo le “Mille e una notte”, con i suoi vari illustratori. Vista la complessità dell’argomento in questione, direi di “imbrigliarlo” subito in uno schema, giusto per fare un po’ d’ordine:

L’Orientalismo

nasce in Francia ed Inghilterra fra il XVIII e XIX sec.; spedizione in Egitto di Napoleone: 1798.

maggiori esponenti:

Eugène Delacroix, Jean Auguste Dominique Ingres, Jean-Léon Gérôme, Frederick Arthur Bridgman, Charles Landelle, Addison Thomas Millar, Charles Sprague Pearce, Thomas Frederic Mason Sheard, Maurice Bompard. Etienne Dinet.

Orientalisti italiani:        

Cesare Biseo, Edmondo de Amicis, Stefano Ussi, Pompeo Mariani, Alberto Pasini, Nazzareno Cipriani, Francesco Coleman, Antonio Gargiullo, Giulio Rosati, Giuseppe Signorini, Gustavo Simoni, Enrico Tarenghi, Ettore Simonetti, Mariano Fortuny, Lorenzo Cecconi, Camillo Innocenti e Duilio Cambellotti.

Prima di entrare nello specifico dei singoli (e tanti) autori orientalisti che popolano un po’ clandestinamente la storia dell’arte, sarà bene chiarire perché stiamo qui a parlare di loro e come si sono guadagnati la nostra particolare attenzione. Tutto cominciò quando si analizzarono alcuni lavori di Laura Li (Atelier Arabesque, Tangeri); dovendo cercare dei riferimenti stilistici ad arti nel passato, ecco saltare fuori l’aspetto esotico che evocavano quelle immagini. Niente di “costruito” insomma, come già nel caso della “Pop-Art” o dei “Preraffaelliti”, si trattava solo di assonanze artistiche presenti eventualmente nelle opere di un’artista, tutto lì!

Per prima cosa sarà bene rimarcare che non esiste un vera e propria definizione del concetto “Orientalismo”, questo, secondo l’opinione di autorevoli studiosi, sarebbe una corrente di pensiero trasversale, mai nata ufficialmente, ma di cui se ne conoscono i connotati. Essa è sorta in Francia e Inghilterra fra Sette e Ottocento, sulla scia della missione napoleonica in Egitto del 1798 e dell’epoca coloniale. Quest’oggi, quindi, vorrei parlare dei due artisti più rappresentativi del “cosiddetto” Orientalismo, ovvero Jean Auguste-Dominique Ingres (Montauban, 29 agosto 1780 – Parigi, 14 gennaio 1867) e Ferdinand Victor Eugène Delacrix (Charenton Saint-Maurice, 28 aprile 1798 – Parigi, 13 agosto 1863). A dire il vero Ingres mi è sempre interessato poco, ma gli compete un posto nei nostri studi per i suoi due quadri più noti, benché piuttosto “tardi” per lui, cioè ” Il bagno turco” e “La grande odalisca”. Mentre Delacroix, almeno di una generazione più giovane del suo collega “neoclassico”, ha viaggiato molto in Medioriente (1832, in missione diplomatica al seguito del conte De Mornay) ed è da considerarsi il vero padre del genere “esotico” in pittura. Comunque, per quanto faziosi, non vorremmo creare favoritismi e cercheremo di trattare entrambi allo stesso modo. Su Ingres non ho molto da dire, se non che era un eclettico, saltava dai ritratti di personaggi perlopiù borghesi cui riusciva a dare delle fisionomie accomodanti, a soggetti mitologici (scarsamente apprezzati), a quadri celebrativi di Napoleone. Delacroix, invece, ci offre diversi spunti su cui riflettere, specie in chiave orientalista. Primi fra tutti il suo dipinti “Sultano del Marocco” e “Donne di Algeri” (1834). Per esperienza personale, avendo i alcuni anni in quel Paese nordafricano, posso dire che a Tangeri ancora si sente l’eco del celebre pittore francese, e che solo molto tempo dopo, un altro grande artista, Henri Matisse, ha saputo superarlo!

Parte finita il 10 ottobre 2017. continua…

Eugène Delacroix; Delacroix – Il Sultano del Marocco, (1845), Musée des Augustins, Tolosa

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In viaggio da Tangeri a Meknes, Eugene Delacroix, dai tacquini del Marocco, 1832

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Immagini :

Jean-Auguste-Dominique Ingres  – “Odalisca con schiava”, 1839-1840, olio su tela, Harvard Art Museums, Cambridge, Massachusetts, Stati Uniti.

Eugène  Delacroix – “Il Sultano del Marocco”, 1845, olio su tela, Musée des Augustins, Tolosa, Francia.

Eugène  Delacroix – “Donne di Algeri nei loro appartamenti”, 1834, olio su tela, Museo del Louvre, Parigi.

Eugéne Delacroix – “In viaggio da Tangeri a Meknes”, dai taccuini del Marocco, 1832, acquarello su carta. 

Eugéne Delacroix – “In viaggio da Tangeri a Meknes”, dai taccuini del Marocco, 1832, acquarello su carta. 

Eugéne Delacroix – “In viaggio da Tangeri a Meknes”, dai taccuini del Marocco, 1832, acquarello su carta. 

Jean-Auguste-Dominique Ingres  – “La Grande Odalisca”, 1814, olio su tela, Museo del Louvre, Parigi.

 

photo edit : Laura Li

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Le Raffinate Visioni dei Preraffaelliti

L'Angelo con il Serpente, Evelyn De Morgan, primi anni del 1870-80

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Ford Maddox Brown - Romeo and Juliet acquerello Whitworth Art Gallery Manchester

Sancta Lilias 1874 by Dante Gabriel Rossetti 1828-1882

Eleanor Fortescue Brickdale, The Pale Complexion of True Love. 1899

The Pained Heart' or 'Sigh No More, Ladies' (1868) Arthur Hughes

John Melhuish Strudwick Saint Cecilia

A Music Party ~ Arthur Hughes ~ c. 1864

Una e il leone, William Bell Scott, 1860 ca., olio su tela, 91,5 x 71,2 cm, Edimburgo, National Galleries of Scotland

Girls Gathering Flowers (Teasels)' by Cecil Leonard Burns

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Dante Gabriel Rossetti: Monna Vanna, 1866.

Thomas Edwin Mostyn - The Child

The Awakening of the Spirit of the Rose by William Stott.

Immagini :

Evelyn De Morgan -” L’Angelo con il Serpente”, c. 1870-80, olio su tela, collezione privata.

Edward Burne-Jones – “L’Amore fra le Rovine”, 1894, olio su tela, collezione privata.

Edward Burne-Jones – “Lo specchio di Venere”, 1875, olio su tela,  Museo Calouste-Glubenkian, Lisbona.

Ford Maddox Brown – “Romeo e Giulietta”, acquerello su carta, Whitworth Art Gallery, Manchester, Regno Unito.

Dante Gabriel Rossetti, “Sancta Lilias”, (versione non completata di “La Damigella Benedetta) 1874, olio su tela, Tate Modern, Londra.

Eleanor Fortescue Brickdale – “La Pallida carnagione del Vero Amore”, 1899, collezione privata.

Arthur Hughes – “Il Cuore Addolorato”, 1868, olio su tela, collezione privata. 

John Melhuish Strudwick – “Santa Cecilia”, 1896, olio su tela, Sudley House, Liverpool, Regno Unito.

Arthur Hughes – “Una Festa Musicale”,  c. 1864, olio su tela, Lady Lever Art Gallery, Liverpool, Regno Unito.

William Bell Scott – “Una e il leone”, c. 1860, olio su tela, National Galleries of Scotland, Edimburgo.

Cecil Leonard Burns – “Ragazze che Raccolgono Fiori” (Cardi), olio su tela, Southwark Art Collection – Londra.

Marie Spartali Stillman –  “Madonna Pietra degli Scrovegni”,  1894, acquerello, tempera e gomma arabica, Walker Art Gallery, Liverpool, Regno Unito.

John Melhuish Strudwick –  “Quando le Mele sono Dorate e le Canzoni Dolci  ma l’Estate è già Finita”, c. 1906, olio su tela, Manchester Art Gallery, Regno Unito.

Eleanor Fortescue-Brickdale – L’Addio fra Romeo e Giulietta, c. 1890- 1900, olio su tela, collezione privata.

Anthony Frederick Augustus Sandys – Vivien, 1863, olio su tela, Manchester Art Gallery, Regno Unito.

Dante Gabriel Rossetti, “Monna Vanna”, 1866, olio su tela, Tate Modern, Londra.

Thomas Edwin Mostyn – “Il Bambino”, data sconosciuta (XIX secolo), olio su tela, collezione privata.

William Stott – “Il Risveglio dello Spirito della Rosa”, data sconosciuta (XIX secolo), olio su tela, Manchester Art Gallery, Regno Unito.

 

Photo editor : Laura Li

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I Preraffaelliti : quarta parte

Dame veneziane ascoltano una serenata sul Canal Grande, Frank Cadogan Cowper, 1908:09, olio su tela, 88,9 x 128,9 cm, collezione privata

Per maggiore chiarezza riguardo alla Confraternita dei Preraffaelliti occorre, essendo una materia piuttosto complessa, fare uno schema riassuntivo:

Data fondazione: 1848; luogo: Casa di famiglia Millais in Gower St. a Londra; James Collinson (pittore); William Holman Hunt (pittore); John Everett Millais (pittore); Dante Gabriel Rossetti (pittore, poeta); William Michael Rossetti (critico); Frederic George Stephens (critico); Thomas Woolner (scultore, poeta).

Artisti associati

Joanna Mary Boyce (pittrice); John Brett (pittore); Ford Madox Brown (pittore, designer); Lucy Madox Brown (pittrice, scrittrice, modella); Richard Burchett (pittore, educatore); Edward Burne-Jones (pittore, designer); Charles Allston Collins (pittore); Frank Cadogan Cowper (pittore); Walter Howell Deverell (pittore); Arthur Hughes (pittore, illustratore di libri); Robert Braithwaite Martineau (pittore)

May Morris (designer); William Morris (pittore, designer, scrittore); Christina Rossetti (poetessa); John Ruskin (critico); Anthony Frederick Augustus Sandys (pittore); Thomas Seddon (pittore); Elizabeth Siddal (pittrice, poetessa e modella d’artista); Simeon Solomon (pittore); Marie Spartali Stillman (pittrice); Algernon Swinburne (poeta); Henry Wallis (pittore); William Lindsay Windus (pittore); James Talmage White (pittore)

Artisti associati in senso lato

Sophie Gengembre Anderson (pittrice); Lawrence Alma-Tadema (pittore);Wyke Bayliss (pittore); George Price Boyce (pittore); Frederick William Burton (pittore); Julia Margaret Cameron (fotografa); James Campbell (pittore); John Collier (pittore); William Davis (pittore); Evelyn De Morgan (pittrice); Frank Bernard Dicksee (pittore); John William Godward (pittore); Thomas Cooper Gotch (pittore); Edward Robert Hughes (pittore); John Lee (pittore); Edmund Blair Leighton (pittore); Frederic Leighton (pittore); Gaetano Meo (pittore e modello d’artista); Charles William Mitchell (pittore); Joseph Noel Paton (pittore); John William Waterhouse (pittore); Daniel Alexander Williamson (pittore); George Ekow Amissah Botchway (pittore); Louis Welden Hawkins.

Modelle d’artista

Fanny Cornforth; Fanny Eaton; Annie Miller; Jane Burden (Morris); Frances Polidori (Rossetti); Elizabeth Siddal (Rossetti); Marie Spartali Stillman; Maria Zambaco.

La lista è davvero lunga e non è finita. Un altro che va quantomeno citato, che a quanto pare, sarebbe un membro della prima ora, non è un artista, sebbene abbiamo un paio di quadri suoi, bensì un critico, come John Ruskin, e con lui chiudo questo intervento, si tratta di Frederic George Stephens (Londra, 1828 – Londra, 9 marzo 1907).

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Potrò tranquillamente riprendere l’intervento sui Preraffaelliti prossimamente, ma prima vorrei fare un discorso sui cosiddetti “Chintz”. Si tratta, secondo il vocabolario, di un pesante tessuto di cotone o raso con trama a tela, generalmente dal fondo chiaro e dai colori sgargianti. Originario dell’India, esso prende il nome dalla parola Hindi “Chint”e si diffuse in Europa nel XVIII sec., sino a essere in gran voga nel secolo seguente. Era particolarmente indicato, data la sua resistenza, per la tappezzeria soprattutto di sedie e divani. Grande sostenitore e fautore egli stesso di numerosi motivi per i vari “modelli” di Chintz presenti nella sua fabbrica, fu certamente il più volte citato artista inglese William Morris (1834 – 1896), che contribuì non poco allo sviluppo del settore (v. anche Arts and Crafts). Memorabile soprattutto la sua fondazione (1861) con altri amici artisti, della Morris & Co., un’autentica “factory” ante litteram, dove si producevano, con processi rigorosamente artigianali, vari oggetti artistici nei più diversi materiali. Inoltre Morris apparteneva alla Confraternita dei Preraffaelliti sin dall’inizio, ad Oxford, con Rossetti, Burne-Jones, Webb e altri, quanto basta per guadagnarsi un posto nella storia dell’arte, eppure il mio interesse è per qualcos’altro, che vado subito ad esporre. Se oggi dico “font” (Arial Times, ecc.) o ”pattern” (quelli prediletti all’Atelier Arabesque sono mediorientali, ma non solo…), tutti, bene o male, sanno a cosa mi riferisco, però nel XIX sec. niente affatto: ecco allora che sbuca Morris. Dobbiamo ammettere che lui e il (suo) movimento “Arts & Crafts” è quanto di più attuale si può trarre dal passato e che noi (in questo caso parlo dell’atelier Arabesque) dobbiamo veramente molto a Morris, il Designer antesignano, per antonomasia!

Parte finita il 7 ottobre 2017. 

William Morris, 'The Strawberry Thief (Flower and Bird Pattern)', 1884

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Immagini :

Frank Cadogan Cowper – “Dame veneziane ascoltano una serenata sul Canal Grande”, c. 1908/09, olio su tela, collezione privata.

Laura Li (Atelier Arabesque) – dalla serie “Time Machine”, collage digitale, Tangeri 2014.

William Morris –   Carta da parati con motivo  floreale, c. 1876.

William Morris –  “Il Ladro di Fragole”, 1884, chintz con motivo floreale e uccelli.

William Morris –   Chintz con motivo floreale, c. 1883.

William Morris –   Chintz con motivo floreale, c. 1876.

 

photo editor : Laura Li

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I Preraffaeliti : seconda parte

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Altro illustre membro della “Confraternita” fu senz’altro Sir John Everett Millais (Londra, 8 giugno 1829 – Londra, 13 agosto 1896), tant’è vero che i “Preraffaelliti” ebbero come base la sua casa di famiglia a Londra (83, Gower Street, oggi il 7).

Universalmente noto per la sua “Ophelia” Millais fu un enfant prodige, infatti fu iscritto alla Royal Accademy a soli 11 anni. John Everett ebbe in sposa Effie, la prima moglie del grande critico d’arte John Ruskin, che, malgrado le controversie coniugali, fu il principale promotore del del celebre “movimento”, difendendolo a spada tratta dai feroci attacchi dello “Household” del “Times” e persino dell’altrettanto illustre Charles Dickens.

Naturalmente Millais godette del favore massimo sia nel settore pubblico (ebbe un precoce successo) che nella cerchia dei colleghi e amici, essendo la sua famiglia così influente, ma non fu stimato solo per questo (anche se non guastava); egli possedeva veramente un raro talento per l’arte, visto che ne stiamo ancora qui a parlare dopo più di un secolo! L’Ophelia è cresciuta in popolarità più del suo stesso autore, complici pure diversi telefilm polizieschi incentrati su di lei, essendo ritratta in una posa (distesa in uno stagno e morta) che ricorda la scena di un crimine. In verità c’era stato un altro quadro che aveva fatto scalpore all’epoca, si trattava di “Cristo nella casa dei genitori”, ma “Ophelia” è divenuta così famosa da essere considerata un’autentica icona della sua era e chiaramente, insieme all’altro celebre dipinto-simbolo “Ecce Ancilla Domini” di Rossetti, icona dei Preraffaelliti.

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Lewis Carroll (27)

Una carrellata, per quanto veloce, su alcuni degli altri “probiviri” dei Preraffaelliti, va fatta, entriamo dunque più nel dettaglio. Indubbiamente dev’essere menzionato l’unico americano del gruppo, andando un po’ “random”, si parlerà quindi di William Trost Richards (Filadelfia, 3 giugno 1833 – 17 aprile 1905), che ci ha lasciato degli splendidi paesaggi, alcuni fatti in acquarello con una tecnica sopraffina, alla ” Turner”, per intenderci. Ma assai più celebre di lui è il suo collega William Morris (Walthamstow, 24 marzo 1834 – Hammersmith, 3 ottobre 1896), detto il “grafico”, fondatore di Arts & Crafts, ed anche fondatore, nel 1861, assieme a Rossetti, Burne-Jones, Ford Madox Brown e Philip Webb della “Morris & co.” o, come venne soprannominata, la “Firm”; lui non lo sapeva ma questa iniziativa avrebbe influenzato profondamente l’arte moderna, suoi riflessi infatti si trovano nello stile Liberty e nell’Art Nouveau. La Morris & co. produceva stoffe, ceramiche, mobili, gioielli, tappeti, carte da parati, metalli lavorati e chintz (pesanti tessuti stampati che generalmente si utilizzavano come coperture per divani e sedie), proprio come normalmente si fa in un’azienda dei giorni nostri. Non era così arbitrario l’accostamento dell’Atelier Arabesque con i Preraffaelliti! Ora si comincia ad intravederne il collegamento! Intuitivamente o no, sta di fatto che esiste sempre una base scientifica per spiegare taluni fenomeni, e questo non fa eccezione.

La Art & Craft e la Firm sono il prototipo della odierna ”factory” (ecco dunque svelato pure il legame con la Pop-Art) e l’atelier non è altro che una sua naturale conseguenza; prima di andare avanti con le gesta di nostri illustri predecessori (che comunque appartengono al passato), però, è bene chiarire questo punto e starsene coi piedi piantati per terra!

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Guinevere and Iseult: Cartoon for Stained Glass 1862 by William Morris 1834-1896

Parte finita il 30 settembre2017. continua…

Immagini :

John Henry Dearle for Morris & Co – “Arazzo Greenery”, 1892 , Museum of Fine Arts, Boston.

John Everett Millais – “Ophelia”, 1851-52, olio su tela, Tate Britain, Londra.

John Everett Millais fotografato da Charles Lutwidge Dodgson (Lewis Carroll), 1865.

John Everett Millais con la moglie Euphemia (Effie) e le figlie Effie and Mary,  foto scattata il 21 luglio 1865  da Charles Lutwidge Dodgson (Lewis Carroll) a casa Millais in  Cromwell Place, Londra.

William Morris –  “Cray Wave” tessuto, 1883–4.

William Morris – “Guinevere and Iseult”, Cartone per vetrata colorata, gessetto, grafite e acquarello su carta, 1862, collezione Tate, Londra.

 

photo editor : Laura Li

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I Preraffaeliti : parte prima

Edward Coley Burne-Jones Laus Veneris 1873-1878Sono solo artisti perlopiù ottocenteschi, e non si chiamano così perché vengono prima di Raffaella Carrà (sebbene sia vero), bensì perché si ispirano ad un’epoca antecedente a quella di Raffaello Sanzio. Ma perché interessano questo blog, ci viene chiesto, a parte l’indubbia bellezza (ad oggi sembrano tutti bravi) dei loro lavori? Forse non si è capito, ma stiamo “salvando” solo poche forme d’arte. L’era digitale, pensiamo, esige il sacrificio di gran parte degli stili artistici, quindi, dopo una lunga meditazione, si è arrivati a determinare che quella dei Preraffaelliti è fra le arti “sopravvissute”, persino nella nostra pazza epoca. Non che manchi loro la buona compagnia, sempre in questa speciale e faziosissima lista, troviamo anche la Pop-Art, l’Orientalisme, il Concettuale, il gusto Vintage o per i “pattern” mediorientali, insomma tutto ciò che può essere messo accanto ad un “hashtag”, sotto la voce “Atelier Arabesque” di Tangeri. Il “mélange” di questi stili così diversi darebbe origine a quello de l’Atelier Arabesque, possibile? Sì, è sotto i nostri occhi!

Se osserviamo bene, le creazioni dell’Atelier riflettono almeno un elemento che può ricondurci direttamente a uno di questi stili; io quindi, nel mio piccolo, non faccio altro che rispolverare questi vecchi temi ed esporli nel modo che mi è consono, cioè sintetico e più chiaro possibile. Ovviamente in questa operazione sono coadiuvato dall’Atelier, essendone membro permanente, ma non mi dispiace, ogni tanto un po’ di organizzazione ci vuole. Mentre di questo blog è superfluo ricordare l’indirizzo, dato che il lettore ci è dentro e lo conosce perfettamente, tutt’altro che superfluo è il “link” riportato qui di seguito, dove una Cable TV americana, la HSN, fa una bella presentazione di alcuni prodotti del’Atelier Arabesque:

https://www.hsn.com/products/vida-artist-series-morocco-78l-modal-scarf/8489064

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I Preraffaelliti sono una ”Confraternita” di artisti nata in Gran Bretagna nel XIX° sec. (1848), sulla scia di letterati come William Blake ed Oscar Wilde (v. anche Decadentismo inglese), in piena età vittoriana. Suo fondatore è universalmente riconosciuto Dante Gabriel Rossetti (Londra, 12 maggio 1828 – Birchington-on-Sea, 10 aprile 1882), comincerò dunque da lui questo autunnale intervento (v. anche simbolismo europeo).

I maggiori pittori preraffaeliti includono, oltre a Dante Gabriel Rossetti, William Trost Richards, William Hunt, Ford Madox Brown, John Everett Millais, William Morris, Edward Burne-Jones e il tardivo John William Waterhouse (alcuni di questi ed altri ancora avremo modo di vederli più dettagliatamente durante lo svolgimento di questo blog).

Oggi facciamo fatica a credere che il fondatore di un “movimento” così importante sia morto a soli 54 anni (appena compiuti), ma all’epoca era normale, un po’ le malattie che imperversavano in tutta Europa, un po’ per inseguire lo spirito proto-romantico (“Sturm und drang”) alla “giovane Werther” (Goethe, 1774), sta di fatto che morivano come mosche, specie gli artisti. Ne incontreremo parecchi di pittori (pure molti poeti) dalle vite brevi e intense, tranne l’ultimo, J.W.Waterhouse, che morì ultraottantenne nel 1917 e dipinse fino all’ultimo. La vita di Dante Gabriel Rossetti, invece, fu abbastanza corta, infatti di lui si sa poco. Da giovane si appassionò al “dolce stil novo” del suo omonimo trecentesco e si ricorda soprattutto per essere fra i principali fondatori della cosiddetta “Confraternita” (probabilmente riferito una società medievale di artigiani, divenuta Gilda).

William Holman Hunt: Porträtt av dante Gabriel Rosetti.

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Roman de la Rose 1864 by Dante Gabriel Rossetti 1828-1882

Regina Cordium- Alice Wilding, 1866 - Dante Gabriel Rossetti

The Day Dream by Dante Gabriel Rossetti – 1880

Parte finita il 28 settembre2017. continua…

Immagini :

Edward Coley Burne-Jones –  “Laus Veneris”,  1873-1878, olio su tela, Laing Art Gallery,  Newcastle upon Tyne, Regno Unito.

William Holman Hunt  – “Ritratto di Dante Gabriel Rossetti a 22 anni”, 1853, olio su tela, Manchester City Art Gallery, Regno Unito.

Dante Gabriel Rossetti – “Lady Lilith” olio su tela, 1872-73, olio su tela, Delaware  Art Museum, Wilmington, Stati Uniti.

Dante Gabriel Rossetti – “Rosa Triplex: A triple portrait of May Morris”, 1874, acquarello e gomma arabica su carta,  collezione privata.

Dante Gabriel Rossetti – “Roman de la Rose”, 1864, acquarello su carta,  Tate Gallery, Londra.

Dante Gabriel Rossetti – “Regina Cordium- Alice Wilding”, 1866, olio su tela, Kelvingrove Art Gallery and Museum, Glasgow, Regno Unito.

Dante Gabriel Rossetti – “The Day Dream”, 1880, olio su tela, Victoria and Albert Museum, Londra.

 

photo editor : Laura Li

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La Miniatura nel Medioevo : quarta parte

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Cambiando argomento per l’ennesima volta e parliamo di Araldica, anche qui consci che per analizzare degnamente questa materia, che appare così astrusa e di cui spesso non si comprende l’utilità, occorrerebbe un vero e proprio trattato. Cominciamo col dire che non si conosce con esattezza la sua origine, alcuni studiosi la associano al XIII secolo, quando famiglie nobili e cavalieri “di ventura” partecipavano ai tornei a viso coperto e con indosso delle pesantissime armature in ferro; altri invece la fanno risalire addirittura alle Crociate (quindi intorno all’anno mille); in entrambi i casi comunque lo scopo era lo stesso: identificare innanzitutto il nemico, poi anche il singolo membro di una data famiglia, senza possibilità di errore. Ciò era possibile mediante le infinite combinazioni che potevano avere i colori e/o le forme dei vari blasoni (stemmi), che venivano puntualmente e con orgoglio riportati su scudi e paramenti dei cavalli (vedi figure sotto).

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Ciò riporta inevitabilmente alle battaglie, primo grande argento da me trattato in questo segmento di blog, ma avremo uno strumento in più, l’araldica. Questa, come abbiamo visto, serviva in principio a distinguere velocemente gli amici dai nemici, quindi una tale famiglia ed i suoi membri. Il tutto doveva avvenire in modo istantaneo durante uno scontro, per questo l’araldica possiede dei segni così chiari e inconfondibili. Per semplificare ed agevolarne la comprensione, dirò solo che essa si compone di due elementi basilari: il campo (fondo), che può anche essere ripartito con colori e tratti geometrici diversi, e le figure su di esso (animali e/o persone reali o di fantasia, oggetti), lo scudo, ovvero il supporto ove talvolta viene riportato il blasone, può avere diverse forme, grosso modo a seconda del Paese di appartenenza.

The book of the Queen 1410 1414 British Library

Roman de Tristan. miniatures d'Évrard d'Espingues. 1463.

Cerchiamo ora di fare un po’ d’ordine e di dare all’interlocutore un piccolo strumento con cui potrà affrontare l’immensa materia che è la “Miniatura Medievale”. Sotto il nome di:

Miniatura Medievale

 1) Sono così definite tutte le immagini che accompagnano i testi medievali.

2) Esse erano eseguite perlopiù su carta da frati benedettini detti amanuensi.

3) Si devono intendere miniature medievali tutte quelle immagini fatte a mano che accompagnano degli scritti nell’arco di tempo che va dal X al XV secolo d.C.

4) la stampa a caratteri mobili (che divide i Manoscritti medievali dai libri stampati rinascimentali) fu inventata da Johannes Gutenberg in Germania nel 1455.

5) Le Miniature possono appartenere a varie epoche e stili, le principali categorie sono:

 

Religione (Bibbie, Breviari, Santini, Annunciazioni, Deposizioni, v. anche salterio).

 

6) Bestiario (famosi sono quelli di Aberdeen e Rochester).

 

7) Battaglie (famosa tra quelle di Filippo II la Battaglia di Bouvines e gli assedi di Acri e Gerusalemme).

8) Araldica (studio dei blasoni o stemmi familiari; v. anche scudi e paramenti).

Parte finita il 24 settembre 2017

 

Immagini :

Anonimo – miniatura tratta dal “Wappenrolle von Zürich”, 1340, Museo Nazionale, Zurigo.

Anonimo – foglio tratta dall’ ” “Grande Armoriale équestre de la Toison d’or”, c. 1430 -1461, Biblioteca dell’Arsenale, Parigi.

Anonimo – miniature tratte dall’ ” “Gran Armorial équestre de la Toison d’or”, c. 1430 -1461, Biblioteca dell’Arsenale, Parigi.

Anonimo – fogli tratti dall’ “Araldica Le Breton”,  tardo XIII secolo,  Archivi Nazionali, Parigi.

Anonimo – foglio tratto dall’”Armoriale di  Bellenville”, tardo XIV secolo, Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi.

Anonimo – miniatura tratta da “The book of the Queen”, c. 1410-1414,  British Library, Londra.

Miniatura di Évrard d’Espingues datata 1480  tratta da un  manoscritto del  “Roman de Tristan” (Romanzo di Tristano), 1463. Bibliothèque du Musée de Condé, Chantilly, Francia.

 

photo editor : Laura Li