L’Orientalismo, in senso tecnico, vale a dire come movimento decodificato e consacrato nella storia dell’arte, non esiste, eppure c’è, anzi ogni tanto lo si rivede, ne discutono per esempio all’Atelier Arabesque di Tangeri; tutti lo ammettono, ma nessuno lo certifica. Come mai? Forse paura, forse mancata assunzione di responsabilità da parte di critici e storici negligenti, sta di fatto che questa corrente artistica, i cui effetti sono facilmente riscontrabili, risulta essere sfuggente come un’anguilla, non se ne trova traccia negli oltre suoi due secoli di vita, tutt’al più viene “liquidata” come una branca minore del Romanticismo. Se per “Esotismo” s’intende quella particolare tendenza del pensiero occidentale ad essere attratti da tutto ciò che ci parla di Paesi lontani, ebbene sarebbe più giusto dire che l'”Orientalismo” scaturisce direttamente dall'”Esotismo”, anzi, in un clima di confusione quale siamo (pare), essi possono essere scambiati l’uno per l’altro, sino a considerarli la stessa cosa. In realtà andrebbe fatta quantomeno una distinzione geografica. Ossia, tutto ciò che riguarda il mondo non occidentale, quindi extra europeo, è “esotico”, di contro, tutto ciò che è arabo o mediorientale è “orientalista”.
Detto questo possiamo andare avanti, un po’ “random”, magari, col solito stile cui siamo ormai abituati e a cui siamo affezionati. Sin dall’antichità esisteva il gusto esotico, si pensi ad esempio a personaggi come Caligola, Claudio o Nerone (passato alla storia come il più eccentrico di tutti), o, in tempi più recenti, ad autori come Marco Polo, Shakespeare, Defoe, Stevenson, Salgari, sino ad arrivare ad Hemingway e Welles.
Stabilite le priorità (sia pur arbitrariamente) siamo in grado di continuare questo folle (?) viaggio, che origina nientedimeno che oltre 200 anni fa. Il “movimento” cui, consapevolmente o meno, Ingres e Delacroix, dettero il via, sarà la nostra bussola, ma si dovrà procedere come un rabdomante, al solito modo, poiché è sempre più imprevedibile questo Orientalismo!
Mai sentito parlare di Jean-Léon Gérôme (Vesoul, 11 maggio 1824 – Parigi, 28 gennaio 1904) o di Frederick Arthur Bridgman (Tuskegee, 10 novembre 1847 – 1928); no? Ebbene sono entrambi pittori orientalisti dell’Ottocento, il primo francese e il secondo stunitense. Volendo quantificare, possiamo dire che un dipinto di Bridgman (“Scene prise au Maroc”, del 1885) è stato “battuto” all’asta (Christie’s, 2008) per 278500 USD!
Non per essere venali, ma quando una tela vale come una casa, allora diventa degna di nota, oltre ogni ragionevole dubbio!
È un vero “Pozzo di San Patrizio” (inesauribile) che dura tutt’oggi con le creazioni dell’Atelier Arabesque di Tangeri, stiamo solo “trattando” due personaggi fra i piú famosi e ci si spalanca dinanzi un mare, allora cosa accadrà quando si accennerà ai tanti artisti considerati minori? E che dire degli italiani? Di certo non mancano!
Parte finita il 12 ottobre 2017. continua…
Immagini :
Jean-Léon Gérôme – “L’incantatore di serpenti”, 1870, olio su tela, collezione privata.
Theodoros Rallis – “Donna alla Porta”, c. 1879, olio su tela, collezione privata.
Frederick Arthur Bridgman – “Pomeriggio ad Algeri”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.
Jean-Léon Gérôme – “Veduta del Cairo”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.
Jean-Léon Gérôme – “La Terrazza dell’Harem”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.
Frederick Arthur Bridgman – “Il Venditore di Arance”, 19mo secolo, olio su tela, collezione privata.
photo editor : Laura Li